ARTE E CULTURA A RAGUSA

RAGUSA: UN NUOVO SPAZIO PER L'ARTE
Dallo scorso 4 ottobre Ragusa può vantare il nuovo spazio espositivo della Galleria Forni, un ambiente suggestivo nel cuore della città, nato dall'amore per la Sicilia e una profonda passione per Ragusa Ibla. Fondata a Bologna nel 1967 da Tiziano Forni e ora diretta dalla figlia Paola, la Galleria Forni aggiunge così un terzo polo espositivo che si affianca a quelli di Bologna e di Milano. Ibla, centro storico della città di Ragusa dal 2002 dichiarata dall'Unesco patrimonio dell'umanità, non è ancora toccata dal circuito del turismo di massa ed è invece destinazione privilegiata da un turismo colto, soprattutto di stranieri. Ragusa è un centro molto vivo della Sicilia orientale, aspetto che ha ulteriormente incoraggiato il progetto di apertura di uno spazio espositivo dal taglio peculiare, e cioè concepito non tanto come una galleria d'arte in senso tradizionale quanto piuttosto come uno spazio in cui proporre, oltre a pittura e scultura, anche fotografia, oggetti di design, libri d'arte e pubblicazioni di vario genere, un luogo pensato per ospitare appuntamenti , oltre naturalmente a mostre ed eventi legati all'arte.
Creativi come Igort e Gipi, autori di fumetti e illustratori di fama internazionale, esporranno in questa sede le loro tavole originali, oltre ad essere occasionalmente protagonisti di presentazioni e "reading", creando così eventi correlati di grande dinamismo culturale. Oltre agli autori già citati, per l'inaugurazione è prevista una mostra che fino al 4 novembre 2008 presenta molti degli artisti della galleria che prepareranno appositamente alcune opere di piccolo formato. Alcuni pittori emblematicamente siciliani e originari del ragusano quali Piero Guccione, Sonia Alvarez, Giovanni La Cognata e Giuseppe Colombo saranno affiancati da altri artisti siciliani come Girolamo Ciulla e Giovanni Iudice. Non potranno certo mancare autori italiani ormai noti e legati da tempo alla galleria come Tonelli, Ventrone e Papetti e altri tra le nuove generazioni come Nannini, Sbaragli, Lucca. Numerosi saranno anche gli stranieri quali Quincoces, Shamiri, Molard, Adam e tra i più giovani Garel, Murillo e Locatelli, nonchè alcune proposte selezionate per l'occasione come le terrecotte dell'artista campano Paolo Sandulli.
Dallo scorso 4 ottobre Ragusa può vantare il nuovo spazio espositivo della Galleria Forni, un ambiente suggestivo nel cuore della città, nato dall'amore per la Sicilia e una profonda passione per Ragusa Ibla. Fondata a Bologna nel 1967 da Tiziano Forni e ora diretta dalla figlia Paola, la Galleria Forni aggiunge così un terzo polo espositivo che si affianca a quelli di Bologna e di Milano. Ibla, centro storico della città di Ragusa dal 2002 dichiarata dall'Unesco patrimonio dell'umanità, non è ancora toccata dal circuito del turismo di massa ed è invece destinazione privilegiata da un turismo colto, soprattutto di stranieri. Ragusa è un centro molto vivo della Sicilia orientale, aspetto che ha ulteriormente incoraggiato il progetto di apertura di uno spazio espositivo dal taglio peculiare, e cioè concepito non tanto come una galleria d'arte in senso tradizionale quanto piuttosto come uno spazio in cui proporre, oltre a pittura e scultura, anche fotografia, oggetti di design, libri d'arte e pubblicazioni di vario genere, un luogo pensato per ospitare appuntamenti , oltre naturalmente a mostre ed eventi legati all'arte.
Creativi come Igort e Gipi, autori di fumetti e illustratori di fama internazionale, esporranno in questa sede le loro tavole originali, oltre ad essere occasionalmente protagonisti di presentazioni e "reading", creando così eventi correlati di grande dinamismo culturale. Oltre agli autori già citati, per l'inaugurazione è prevista una mostra che fino al 4 novembre 2008 presenta molti degli artisti della galleria che prepareranno appositamente alcune opere di piccolo formato. Alcuni pittori emblematicamente siciliani e originari del ragusano quali Piero Guccione, Sonia Alvarez, Giovanni La Cognata e Giuseppe Colombo saranno affiancati da altri artisti siciliani come Girolamo Ciulla e Giovanni Iudice. Non potranno certo mancare autori italiani ormai noti e legati da tempo alla galleria come Tonelli, Ventrone e Papetti e altri tra le nuove generazioni come Nannini, Sbaragli, Lucca. Numerosi saranno anche gli stranieri quali Quincoces, Shamiri, Molard, Adam e tra i più giovani Garel, Murillo e Locatelli, nonchè alcune proposte selezionate per l'occasione come le terrecotte dell'artista campano Paolo Sandulli.

IL MUSEO ARCHEOLOGICO IBLEO
Se la sede che lo ospita ha una storia recente (Palazzo Mediterraneo è un edificio realizzato negli anni '50), lo stesso non di può certo dire della sua collezione. Il Museo Archeologico Ibleo di Ragusa, infatti, ospita il meglio dell’archeologia e della storia antica della provincia di Ragusa, dal neolitico fino alla tarda antichità. Di particolare valore all’interno del museo ragusano sono il "Guerriero di Castiglione" proveniente da una necropoli di Camarina - importante colonia di Siracusa fondata agli inizi del VI secolo a.C. - e una delle fornaci per la cottura dell'argilla prelevata dal sito di Scornavacche - antico abitato ellenistico - e rimontata fedelmente all'interno del museo.
LE COLLEZIONI Per illustrare la storia antica di Ragusa e del suo territorio, il Museo Archeologico Ibleo si avvale di oltre 5.000 reperti provenienti da siti archeologici limitrofi. Il Museo di Ragusa si articola in sei sezioni: le stazioni preistoriche, i Greci nella provincia, gli abitati siculi arcaici e classici, i centri ellenistici, gli insediamenti tardo romani e le collezioni nuove. Il percorso espositivo del Museo Archeologico Ibleo segue cronologicamente le varie fasi storiche attesta te nel territorio dai più antichi siti preistorici (soprattutto dalle necropoli arcaiche e classiche di Camarina) fino ai centri ellenistici e agli insediamenti romani e tardoromani (per lo più statue, ceramiche, epigrafi, vetri).
ORDINAMENTO E ALLESTIMENTO L'ordinamento del Museo Archeologico Ibleo si avvale di una disposizione dei reperti ordinata sia cronologicamente che per aree topografiche. Di particolare interesse è l’allestimento del museo di Ragusa, caratterizzato da ricostruzioni al vero di limitate porzioni di scavo. Gli ambienti riprodotti vanno dalle necropoli alle fornaci fino ai pavimenti a mosaici con lo scopo di richiamare nel visitatore l'idea della funzione degli oggetti esposti e offrire un vero e proprio viaggio nell’antica Ragusa e nel suo territorio
Se la sede che lo ospita ha una storia recente (Palazzo Mediterraneo è un edificio realizzato negli anni '50), lo stesso non di può certo dire della sua collezione. Il Museo Archeologico Ibleo di Ragusa, infatti, ospita il meglio dell’archeologia e della storia antica della provincia di Ragusa, dal neolitico fino alla tarda antichità. Di particolare valore all’interno del museo ragusano sono il "Guerriero di Castiglione" proveniente da una necropoli di Camarina - importante colonia di Siracusa fondata agli inizi del VI secolo a.C. - e una delle fornaci per la cottura dell'argilla prelevata dal sito di Scornavacche - antico abitato ellenistico - e rimontata fedelmente all'interno del museo.
LE COLLEZIONI Per illustrare la storia antica di Ragusa e del suo territorio, il Museo Archeologico Ibleo si avvale di oltre 5.000 reperti provenienti da siti archeologici limitrofi. Il Museo di Ragusa si articola in sei sezioni: le stazioni preistoriche, i Greci nella provincia, gli abitati siculi arcaici e classici, i centri ellenistici, gli insediamenti tardo romani e le collezioni nuove. Il percorso espositivo del Museo Archeologico Ibleo segue cronologicamente le varie fasi storiche attesta te nel territorio dai più antichi siti preistorici (soprattutto dalle necropoli arcaiche e classiche di Camarina) fino ai centri ellenistici e agli insediamenti romani e tardoromani (per lo più statue, ceramiche, epigrafi, vetri).
ORDINAMENTO E ALLESTIMENTO L'ordinamento del Museo Archeologico Ibleo si avvale di una disposizione dei reperti ordinata sia cronologicamente che per aree topografiche. Di particolare interesse è l’allestimento del museo di Ragusa, caratterizzato da ricostruzioni al vero di limitate porzioni di scavo. Gli ambienti riprodotti vanno dalle necropoli alle fornaci fino ai pavimenti a mosaici con lo scopo di richiamare nel visitatore l'idea della funzione degli oggetti esposti e offrire un vero e proprio viaggio nell’antica Ragusa e nel suo territorio

SANGIORGIARI E SANGIOVANNARI DI RAGUSA
Ragusa Ibla, oggi più semplicemente Ragusa o anche Ragusa Superiore e Ragusa Inferiore, è una città divisa in due - due nomi, due storie e due facce - dal catastrofico terremoto del 1693. Una divisione ricomposta amministrativamente soltanto nel 1926, quando i due nomi divennero il capoluogo di provincia che conosciamo oggi.
La città allora distrutta dal cataclisma si chiamava Ibla, centro nato addirittura tremila anni fa per mano dei Siculi, poi divenuto a seconda del conquistatore di turno prima greco, poi romano e quindi bizantino, poi ancora arabo, normanno e infine spagnolo. In realtà si colse la drammatica occasione del terremoto per chiudere una volta per tutte la vecchia disputa che vedeva contrapporsi due fazioni di parrocchiani, quelli di san Giovanni Battista detti “sangiovannari” e quelli devoti a san Giorgio detti per questo i “sangiorgiari”.
Ma naturalmente la disputa non si fermava alla difesa di una speciale devozione al santo preferito, bensì traeva origine dalla formazione culturale delle due fazioni; la prima, quella dei sangiovannari, si configurava come la nuova e emergente classe borghese, più intraprendente e meno conservatrice, mentre i sangiorgiari erano al contrario formati dalla vecchia guardia, la nobiltà cittadina più legata agli antichi costumi.
Così, dopo la catastrofe tellurica, i sangiorgiari decisero di ricostruire la città da un’altra parte – ma vicino naturalmente – e cioè sulla collina di Patro. Qui edificarono la nuova chiesa dedicata al loro santo e qui impostarono il cuore di quella che sarebbe diventata la Ragusa di oggi, con strade più larghe e rettilinee e insomma con più “moderni” criteri urbanistici.
Quanto ai sangiorgiari, rimasero fra le rovine della vecchia Ibla, poste a valle, per costruirne una nuova sul calco della precedente, con stradine e piazzette e scale disposte tutte in un fitto tessuto. Ibla è tuttavia ancora chiamata appunto quest’ultima, la città di pianura ricostruita all’antica maniera.
Ragusa Ibla, oggi più semplicemente Ragusa o anche Ragusa Superiore e Ragusa Inferiore, è una città divisa in due - due nomi, due storie e due facce - dal catastrofico terremoto del 1693. Una divisione ricomposta amministrativamente soltanto nel 1926, quando i due nomi divennero il capoluogo di provincia che conosciamo oggi.
La città allora distrutta dal cataclisma si chiamava Ibla, centro nato addirittura tremila anni fa per mano dei Siculi, poi divenuto a seconda del conquistatore di turno prima greco, poi romano e quindi bizantino, poi ancora arabo, normanno e infine spagnolo. In realtà si colse la drammatica occasione del terremoto per chiudere una volta per tutte la vecchia disputa che vedeva contrapporsi due fazioni di parrocchiani, quelli di san Giovanni Battista detti “sangiovannari” e quelli devoti a san Giorgio detti per questo i “sangiorgiari”.
Ma naturalmente la disputa non si fermava alla difesa di una speciale devozione al santo preferito, bensì traeva origine dalla formazione culturale delle due fazioni; la prima, quella dei sangiovannari, si configurava come la nuova e emergente classe borghese, più intraprendente e meno conservatrice, mentre i sangiorgiari erano al contrario formati dalla vecchia guardia, la nobiltà cittadina più legata agli antichi costumi.
Così, dopo la catastrofe tellurica, i sangiorgiari decisero di ricostruire la città da un’altra parte – ma vicino naturalmente – e cioè sulla collina di Patro. Qui edificarono la nuova chiesa dedicata al loro santo e qui impostarono il cuore di quella che sarebbe diventata la Ragusa di oggi, con strade più larghe e rettilinee e insomma con più “moderni” criteri urbanistici.
Quanto ai sangiorgiari, rimasero fra le rovine della vecchia Ibla, poste a valle, per costruirne una nuova sul calco della precedente, con stradine e piazzette e scale disposte tutte in un fitto tessuto. Ibla è tuttavia ancora chiamata appunto quest’ultima, la città di pianura ricostruita all’antica maniera.

PALAZZO ZACCO
Palazzo Zacco si trova a Ragusa, la città sul colle Patro, con le sue vie disposte a disegno ortogonale. La stranezza di questo splendido edificio, che disposto ad angolo si può osservare da differenti prospettive, è che da qualunque lato lo si guardi sembra ogni volta mutare. Il grosso stemma che campeggia sulla facciata è naturalmente il simbolo della famiglia Zacco. Spicca per eleganza il portale d’ingresso, con le sue colonne a capitelli corinzi che reggono il balcone centrale, dall’inferriata abbellita da massicci fiori in ferro. La cornice del portale è ricca di sculture, sia sopra le lesene laterali che nel timpano, al cui centro si vede la statua di San Michele Arcangelo.
Anche gli altri balconi hanno del bello: le mensole intagliate mostrano maschere e figure varie, a rappresentare scende di vita quotidiana, e uno di questi balconi reca una grossa maschera che mostra la lingua e ghigna sardonicamente; ancora più bizzarro, secondo questo barocco ragusano, è il balcone con la sirena in compagnia di suonatori, che sembrano annunciare una delle feste di cui un tempo il palazzo era prodigo.
Palazzo Zacco fu edificato nella seconda metà del xviii secolo dietro richiesta del barone Melfi di Sant’Antonio, per essere acquisito dalla famiglia della quale ancora oggi porta il nome sul finire del secolo successivo.
Palazzo Zacco si trova a Ragusa, la città sul colle Patro, con le sue vie disposte a disegno ortogonale. La stranezza di questo splendido edificio, che disposto ad angolo si può osservare da differenti prospettive, è che da qualunque lato lo si guardi sembra ogni volta mutare. Il grosso stemma che campeggia sulla facciata è naturalmente il simbolo della famiglia Zacco. Spicca per eleganza il portale d’ingresso, con le sue colonne a capitelli corinzi che reggono il balcone centrale, dall’inferriata abbellita da massicci fiori in ferro. La cornice del portale è ricca di sculture, sia sopra le lesene laterali che nel timpano, al cui centro si vede la statua di San Michele Arcangelo.
Anche gli altri balconi hanno del bello: le mensole intagliate mostrano maschere e figure varie, a rappresentare scende di vita quotidiana, e uno di questi balconi reca una grossa maschera che mostra la lingua e ghigna sardonicamente; ancora più bizzarro, secondo questo barocco ragusano, è il balcone con la sirena in compagnia di suonatori, che sembrano annunciare una delle feste di cui un tempo il palazzo era prodigo.
Palazzo Zacco fu edificato nella seconda metà del xviii secolo dietro richiesta del barone Melfi di Sant’Antonio, per essere acquisito dalla famiglia della quale ancora oggi porta il nome sul finire del secolo successivo.

CATTEDRALE DI RAGUSA
La Cattedrale di Ragusa è dedicata a San Giovanni. Tra le più grandi chiese dell’isola e la più antica della città, la Cattedrale sorgeva prima del terremoto nella zona ovest del centro abitato, proprio al di sotto delle mura del castello. Naturalmente, progettata dai capomastri Giuseppe Recupero e Giovanni Arcidiacono, la nuova chiesa fu eretta in stile barocco.
La sua imponente facciata mostra una grande ricchezza di sculture e intagli; spartita da colonne, è affiancata alla sinistra dall’alto campanile (supera i 50 metri). L’interno dellaCattedrale di Ragusa, a croce latina con presbiterio absidato, è a sua volta spartito in tre ampie navate con quattordici colonne fatte con la tipica pietra dell’isola, la cosiddetta pietra pece o pietra asfaltica, per il suo colore nero e la ricchezza di bitume che la caratterizzano.
Splendido è l’organo dei fratelli Serassi di Bergamo, istallato nel 1858 con la sua vasta cantoria in legno dorato e finemente scolpito. La Cattedrale di Ragusa è sede vescovile dal 1950, nonché madre di tutte le chiese della diocesi. La sua cupola fu innalzata, dove il transetto s’incrocia con la navata centrale, nel 1783.
La Cattedrale di Ragusa è dedicata a San Giovanni. Tra le più grandi chiese dell’isola e la più antica della città, la Cattedrale sorgeva prima del terremoto nella zona ovest del centro abitato, proprio al di sotto delle mura del castello. Naturalmente, progettata dai capomastri Giuseppe Recupero e Giovanni Arcidiacono, la nuova chiesa fu eretta in stile barocco.
La sua imponente facciata mostra una grande ricchezza di sculture e intagli; spartita da colonne, è affiancata alla sinistra dall’alto campanile (supera i 50 metri). L’interno dellaCattedrale di Ragusa, a croce latina con presbiterio absidato, è a sua volta spartito in tre ampie navate con quattordici colonne fatte con la tipica pietra dell’isola, la cosiddetta pietra pece o pietra asfaltica, per il suo colore nero e la ricchezza di bitume che la caratterizzano.
Splendido è l’organo dei fratelli Serassi di Bergamo, istallato nel 1858 con la sua vasta cantoria in legno dorato e finemente scolpito. La Cattedrale di Ragusa è sede vescovile dal 1950, nonché madre di tutte le chiese della diocesi. La sua cupola fu innalzata, dove il transetto s’incrocia con la navata centrale, nel 1783.